Il Canto Del Cigno
Si può dunque supporre che i cigni a cui si riferiva Platone fossero i "cigni canori" (o "musici"), oggi comunemente detti "cigni selvatici" (nome scientifico: Cygnus cygnus), o comunque appartenessero a qualche specie canterina di cigno presente allora nell'area mediterranea. È dunque senz'altro escluso, tra i cigni di cui potrebbe parlare il filosofo, perlomeno il Cygnus olor ("cigno reale"), che normalmente non vocalizza affatto, e per questo è anche detto "cigno muto".
Il canto del cigno
Durante tutto il Rinascimento, svariati madrigalisti si servirono dell'allegoria del canto del cigno per analizzare la condizione umana, e ben presto tale riferimento letterario divenne senz'altro un tòpos (cioè un luogo comune). Così, il musicista fiammingo Jacques Arcadelt compose il madrigale Il bianco e dolce cigno, che godrà d'immensa fama durante tutto il XVI secolo. Così pure, nel 1612, il compositore e organista inglese Orlando Gibbons pubblicò il suo celebre The silver swan (Il cigno d'argento), incluso nel First set of madrigals and motets of 5 parts.
La leggenda del canto del cigno ispirò anche il musicista viennese Franz Schubert, il quale nel 1828 compose una raccolta di quattordici Lieder, nota appunto come Schwanengesang (D 957). Ironia della sorte, lo Schwanengesang si rivelò profetico per Schubert, il quale nello stesso anno fu colto da febbre tifoide a Eisenstadt, durante una visita alla tomba di Franz Joseph Haydn, e morì il 19 novembre.
Il canto del cigno, film diretto da Benjamin Cleary, è ambientato in un futuro prossimo e racconta la storia di Cameron (Mahershala Ali), un uomo a cui viene diagnosticata una malattia terminale e deve informare la sua famiglia che ha poco tempo da vivere insieme a loro. Quando il suo medico, la dottoressa Poppy (Glenn Close) gli propone una soluzione sperimentale per proteggere la moglie e il figlio dal dolore della sua prossima dipartita, Cameron si ritroverà di fronte a una dura scelta.Mentre riflette su cosa fare, ovvero se decidere lui a quale destino sottoporre i suoi cari e se è pronto a sacrificare un momento così importante per il bene della sua famiglia, l'uomo imparerà molte cose non solo sulla vita, ma anche sull'amore; più di quante ne avesse mai imparate fino a quel momento.
Il canto del cigno punta dritto a grandi e spesso insolvibili questioni. Le confeziona all\u2019interno di una cornice da smart-movie, fatto di una fotografia sempre limpida, di toni inscritti all\u2019interno di una malinconia che riecheggia tra i campi lunghi di innevate montagne e il soft-futurismo di architetture moderne e minimali. \u00c8 la cifra stilistica delle produzioni originali Apple destinate alla sua piattaforma streaming, che tra i vari player attualmente nel mercato \u00e8 forse quella che pi\u00f9 di tutte ragiona in termini di qualit\u00e0 percepita e non in quantit\u00e0, non in logica del pacchetto di contenuti.
Il film scritto e diretto da Benjamin Cleary, al suo esordio al lungometraggio dopo aver vinto un premio Oscar per il cortometraggio Stutterer nel 2016, queste domande si limita per lo pi\u00f9 a porle, a mettere sul piatto questioni che lui, e noi, sappiamo che un giorno saranno materia di quotidiano dibattito (e in parte gi\u00e0 lo sono). Le enormi implicazioni di carattere etico e morale che aleggiano su Il canto del cigno vengono lasciate nelle discussioni ai margini, in terreni gi\u00e0 ampiamente calpestati da opere seminali come l\u2019Ex Machina di Alex Garland (la coscienza dell'IA), e in altre misure anche da film come Moon e Oblivion (la sostituzione di massa e celata). 041b061a72